Thursday, January 22, 2009

A veces las palabras sin accentos me llevan


Should I denigrate such a great piece of art? we need mistakes

Buten annoiata

Mi hanno messo il busto di gesso
riesco appenna a chinarmi
mi sento soffocare
due ore e mezzo
appesa per la testa
più di un'ora
sulla punta dei piedi

Sono buten buten annoiata.

Subirò questo martirio
per tre o quattro mesi
asciugando il busto con l'aria calda.

Sembro nata per essere un vaso da fiori
e non lascio mai il portico
sono pura ...
musica di sassofono.

Sono buten buten annoiata.

A parte partenze e arrivi di navi
sul giornale leggo solo l'editoriale

Sono buten buten annoiata.

A Coyoacan le notti mi sorprendono
e il mare, un simbolo nel mio ritratto
sintetizza la mia vita.

Lacrime di Cognac

Con la febbre nervosa
più di dieci giorni
lui,
abbattuto assorbe iniezioni
deperito perde peso.

Io,
succhio acque
dal sacco lacrimale
nel tessuto del volto
un granello di polvere s'infiltra,
focolaio d'infezioni.
Bevo lacrime di cognac:
"fedele allo specchio quotidiano"
fatale per la chiusura dell'occhio.

La tua Frida

Monday, January 19, 2009

Bucle (ma fino a poco fa lo chiamavo loop porque los anglicismos siempre me atraen)




Oggi mi trovo con la faccia verso l’uscita ma è solo perché ieri sono ritrovata con la fronte contro il muro
Oggi invece di piangerlo (ce ne sono già troppi e per motivi più gravi) gli ho dato le spalle al mio muro
E non vedo più un cul de sac,
il punto di vista dipende de la posizione
o la posizione dal punto di vista?

Monday, January 12, 2009

Piél (pelle)


nella mia testa "penso a te un po’ di più"

giro e rigiro i versi, ma non trovo la dritta per oggi

allora per capire

un po’ di più apro un varco nella punta nera del mio guanto

con il trapano elettrico

mi piace esagerare o è che bramo per la freschezza che respiravo

nella tua pelle i dubbi si sono dissolti dolcemente

ed io con loro,

provo a resistere,

ma in uno stato liquido tutto è inopportuno

la ragione, il calcolo, la supervisione, la calma

di uno stato liquido è pari alla sua forma,

i contorni sfumati dell’altra notte si disegnano intorno al suo fuoco:

la densità del mio stare liquida fra le tue labbra

non ho provato a resistere

e quando sento i miei sensi pulsare tra i tuoi denti

uscire dalla tua pelle è il punto di giunzione

che mi devo ogni momento che ho bisogno di me

più di quanto abbia (bi)sogno di te


Anna

Saturday, November 8, 2008

primo amore'

un tempo
quando avevo 16 anni
c'era solo qualche scrittore
a darmi speranza
e conforto.

a mio padre non piacevano
i libri e
a mia madre neppure
(perchè non piacevano al babbo)
specie i libri che prendevo io
in biblioteca:
D.H. Lawrence
Dostoevskij
Turgenev
Gorkij
A. Huxley
Sinclair Lewis
e altri.

avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera
bisognava filare tutti a nanna:
"il mattino ha l'oro in bocca,"
diceva mio padre.

poi gridava:
"LUCI SPENTE!".

allora mettevo la lampada
sotto le coperte
e continuavo a leggere
sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen
Shakespeare
Cechov
Jeffers
Thurber
Conrad Aiken
e altri.

mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità
speranza,
sentimento.

me la guadagnavo.
faceva caldo sotto le coperte.
qualche volta fumavano le lenzuola
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per
raffreddarla.

senza quei libri
non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante;
parricida;
idiota;
buonannulla.

quando mio padre gridava
"LUCI SPENTE!"
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita
e immortalata
una volta per tutte
nelle pagine migliori
della nostra più bella
letteratura.

ed essa era lì
per me
vicina a me
sotto le coperte
più donna di una donna
più uomo di un uomo.

era tutta per me
e io
la presi.

Manu

Thursday, October 16, 2008



Nuk dua te te prek

Penso a te un po’ di più,

forse più di prima

ma poco poco

è colpa della casa

è colpa del freddo

se mi sento più attraente

quando mi specchio nel bicchiere

pendente

sarà l’acqua che bolle nel vetro

appannato dal freddo,

sopra le dita morbide,

pende,

come filo tirato dal bottone

violentemente, senza far male all’ombelico

teso come la testa bollente

quanto le tue mani

rigate di linee che si spezzano,

tese sull’orlo della carne.

Ora penso a te un po’ meno di prima,

ma poco poco.

Forse perché 24 ore son passate

e altrettante sospenderanno il pensiero.

Domani scriverò qualcosa di più:

meno di quello detto finora.

Scriverò

di essermi impaludata per 48 ore dentro casa

sdraiata con la pigrizia affianco

che non vuole accendere le candele

perché la luce che trafora la saracinesca

getta abbastanza luce nella stanza;

di sentirmi incastonata nella matrioska

pendente

sull’orlo del tuo braccio,

che deglutire la saliva

è come smaltire un sonnifero che ha nome:

nuk dua te te prek

(trad: "Nuk dua te te prek": "Non voglio toccarti")

Jonida Prifti


Tuesday, September 9, 2008

trapped


don't undress my love
you might find a mannequin ;
don't undress the mannequin
you might find
my love.

she's long ago
forgotten me.

she's tryiing on a new
hat
and looks more the
coquette
than ever.

she is a
child
and a mannequin
and
death.

I can't hate
that.

she didn't do
anything
unusual.

I only wanted her
to.